mercoledì, agosto 02, 2006

Sull’Appennino dove l’uomo è estinto

Repubblica sta pubblicando in questi giorni ferragostani il diario di viaggio che Paolo Rumiz ha scritto percorrendo tutto l’Appennino, da Savona a Capo Sud. Ogni giorno una tappa. Oggi, mercoledì 2 agosto, è stata pubblicata la terza di cui riporto un passaggio molto carino. Descrive il carattere solitario e selvaggio dei crinali appenninici, un carattere che credo possa essere confermato da tutti coloro che, quei crinali, hanno provato a percorrerli a piedi o in bici.

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In Africa, anche in pieno deserto, c’è sempre qualcuno sulla strada. Qui no. La vita è altrove. L’uomo pare estinto come l’elefante di Annibale. Viaggio in uno spazio incomparabilmente più ancestrale delle Alpi. Queste non sono montagne-bomboniera. Niente alberghi a cinque stelle, niente gerani alle finestre. Solo locande anni Cinquanta con Bartali in fotografia, il manifesto dell’assemblea dei cacciatori, e qualcosa di balcanico nell’aria.
(Paolo Rumiz – La Repubblica, 2 agosto 2006)

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